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Terzo settore e comunicazione: cinque mosse per crescere

Su Corriere della Sera BN un articolo di Ivano Maiorella su comunicazione sociale e terzo settore. Proposte alla pa e alle Fondazioni per crescere

 

La riforma si muove in senso orizzontale (Luca Gori su Corriere buone notizie di due settimane fa) e la comunicazione sociale può spingerla in avanti. La strategia dei due tempi non paga, il fare e il comunicare sono la stessa cosa, si comunica facendo e viceversa. Le organizzazioni di terzo settore (numero record di 350.9574 dice l'ultimo aggiornamento ISTAT), le reti di comunicazione e le pubbliche amministrazioni sono collegati dal co-programmare e co-progettare: la comunicazione non viene dopo ma fa parte della strategia di riuscita di questa missione.

La comunicazione è trasparenza, memoria, attualità, futuro. Inoltre il terzo settore rappresenta un'economia in espansione come dimostra, ad esempio, l'aumento degli occupati con 853.876 dipendenti (sempre secondo i recenti dati Istat). Un mondo che cresce ha bisogno di creare connessioni, infittire i canali, favorire l'interazione, arricchire il racconto. Il terzo settore è anche un'occasione di impegno civile, di occupazione in ambito comunicativo ed editoriale, settore in forte crisi da tempo. Ha bisogno di affermare i ferri del mestiere mutuati dal giornalismo, dei quali il comunicatore deve appropriarsi. E non sono solo strumenti tecnici ed informatici. Ad esempio: verifica incrocio delle fonti, rispetto delle regole deontologiche, utilizzo del linguaggio corretto, ricerca della verità, distinzione tra contenuti pubblicitari e redazionali, lotta senza quartiere a fake news e hate speech, il linguaggio dell'odio diffuso on-line.

Come favorire questo percorso? 1) introdurre nei bandi delle pubbliche amministrazioni un'attenzione specifica alla comunicazione, intesa come informazione e servizio ai cittadini, con il vincolo che sia oggetto di valutazione. 2) introdurre nei bandi delle fondazioni, così importanti con i loro contributi per il terzo settore, un prerequisito di partecipazione: accanto ai responsabili di progetto e amministrativi inserire anche responsabili di comunicazione, ovviamente in possesso dei requisiti professionali. La Fondazione con il sud ha iniziato a praticare questa strada. 3) in ambito europeo, nella relativa progettazione chiedere una maggiore attenzione al ruolo educativo, trasversale ed inclusivo della comunicazione, anche in relazione all'obiettivo 4 dell'Agenda 2030 (quello a proposito di istruzione di qualità "information literacy", ovvero dell'alfabetizzazione) e per far crescere la consapevolezza dei cittadini europei. 4) chiedere al legislatore nuove modalità di sostegno all'editoria e all'informazione, quelle tradizionali non fotografano la nuova realtà del terzo settore: serve un sostegno diretto e sostanziale all'editoria non profit e cooperativa ormai prevalentemente digitale. 5) riformare l'Ordine dei giornalisti. Ci sono giornalisti di fatto, detti comunicatori, che svolgono funzioni innovative e delicate nelle attuali filiere editoriali che non sono gratificati nè valutati e accreditati professionalmente. (Fonte: Corriere Buone notizie, di Ivano Maiorella)